Il mestiere della scrittura dalla fiction Tv al thriller

Intervista a Luigi Spagnol di Alessandro Zaltron. Il Giornale di Vicenza.

 

Luigi Spagnol, bassanese classe 1955, è l’emblema dell’eclettismo. È innanzitutto sceneggiatore televisivo : ha scritto oltre cento ore di fiction famose e amatissime come Carabinieri, Linda e il brigadiere, Il bello delle donne, Caterina e le sue figlie, La sacra famiglia. Per il teatro ha firmato vari testi, fra cui la commedia La lavatrice portata in scena con successo da Maddalena Crippa e divenuta film col titolo Vortice mortale. A proposito di cinema, Spagnol ha scritto, prodotto e diretto il lungometraggio Schiuma d’onda, pluripremiato. Ma ha anche dato contributi alla radio e alla narrativa. E ora debutta nel thriller con La signora della notte, edito da Piemme.

 

Tutto questo partendo da Bassano…

A Bassano sono nato e ho frequentato la scuola, diplomandomi al liceo scientifico. Dopo aver intrapreso alcuni tentativi come filmaker, da cui ho capito che non ero ancora abbastanza dotato per la regia, ho deciso di trasferirmi a Roma a scrivere per il cinema e la tivù. La mia scuola è stata la gavetta, e mi ha aiutato a lavorare con sceneggiatori importanti. Come tutti, all’inizio ho fatto il negro per altri, poi sono arrivate le prime occasioni, ho iniziato a lavorare con regolarità, specializzandomi nelle fiction nazionalpopolari.

 

Hai ancora legami con Bassano?

Ci vive mia madre, a cui sono legatissimo. Torno tre volte all’anno, essenzialmente per lei, in vacanza. E poi per votare. Sono ancora residente.

 

Dopo trent’anni che se n’è andato?

Sì, credo per mantenere un legame affettivo. Non mi sento e non mi sentirò mai romano.

 

Come funziona il suo mestiere?

Lo sceneggiatore viene contattato dal produttore, il quale a sua volta ha concordato con la rete il progetto. Viene consegnato un soggetto, a partire dal quale si sviluppano le puntate. È un lavoro lungo, servono sempre sei-sette stesure prima che si entri in produzione. Una puntata va predisposta in un mese:è un impegno intenso, un po’ da catena di montaggio. Io lo faccio ancora divertendomi.

 

Segue anche la realizzazione delle serie che scrive?

No, il mio lavoro si ferma lì. Frequentare un set altrui non è così divertente come sembra, ma piuttosto frustrante e noioso. La mia passione versi il set la coltivo a parte.

 

Dirigendo film in proprio.

Dopo quello uscito nel 2005, ho realizzato un cortometraggio tratto dalla Metamorfosi di Kafka, che potrebbe diventare un film per la tivù culturale francese.

 

Un’altra forma di diversificazione espressiva è rappresentata dal suo recente libro. Le ha richiesto una modifica nel modo di scrivere attuale?

Certamente, anche se imparare il mestiere della scrittura ti dà quella disinvoltura, fluidità e capacità di costruire la storia che i narratori non necessariamente hanno. Io punto sulla storia, una trama corposa, ricca. E parto dai personaggi. Rispetto ai thriller tradizionali, di matrice anglosassone, dove ci sono investigatori professionali, eroi senza macchia e senza paura o giornalisti d’assalto, scelgo personaggi comuni: all’inizio del libro indaffarati in cose quotidiane, e dopo catapultati in vicende più grandi di loro.

 

Si saranno rese necessarie molte ricerche, visto che i fatti narrati hanno dei presupposti storici documentati.

Le sette religiose di cui parlo sono realmente esistite, l’invenzione è che tornino a esistere oggi. In particolare una setta, nata da un’eresia ebraica, che penetrava nelle altre religioni monoteiste per scardinarle dall’interno.

Raccontare di complotti mescolati alla religione sembra un filone che funziona.

In realtà l’idea esisteva già da tempo, l’ho ripresa e sviluppata applicandola a personaggi che permettessero di alleggerire la drammaticità di una trama forte. Non voglio imitare modelli esterofili e per distinguermi ho scelto più antieroi che eroi, personaggi con limiti  e difetti che li rendono più credibili.

 

Il finale del libro resta aperto, coi due protagonisti affiatati e una nuova ondata di culti esoterici in arrivo.

Sempre che questo primo capitolo vada bene, è in programma il seguito. La strana coppia di protagonisti , uno storico delle religioni molto devoto e imbranato, e un mafioso dal cuore d’oro, si ricostruirà, e tutto ciò che è rimasto in sospeso nel primo sarà sviluppato in un secondo romanzo.

Alessandro Zaltron

Il Giornale di Vicenza
18 luglio 2009

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